Il servizio delivery: quali regole?
Nel corso degli anni, la crescita in popolarità e numeri del fenomeno delivery è stata continua, in particolare nel periodo di restrizioni causato della pandemia, che ha reso queste formule non solo preferibili al consumo in loco o all’asporto, ma talvolta necessarie.
È stata definita una “vera rivoluzione alimentare”, con stima di crescita del settore del 16% annuo, con conseguente stima di valore del mercato a 365 miliardi di dollari entro il 2030.
Non bisogna cadere nell’errore di considerare il delivery come una semplice consegna al cliente finale di cibo “pronto al consumo”: esso può comprendere anche prodotti e ricette che necessitano di una preparazione, di una cottura o di una finitura da parte del consumatore: questo rappresenta una nuova fetta di mercato, e quindi, un’opportunità, spesso purtroppo erroneamente ignorata dai professionisti del settore.
Visto l’utilizzo sempre più diffuso del servizio, è però necessario chiarire alcune questioni dubbie, che rientrano nei cosiddetti “vuoti normativi”. Un esempio, tra i tanti: quali sono le caratteristiche che i contenitori e le etichette devono avere? Non vi sono indicazioni legislative sui contenuti dell’etichetta, sebbene si possa dire che, di fatto, ogni ristorante debba chiaramente specificare ingredienti e allergeni. I contenitori devono attenersi ai regolamenti MOCA (materiali e oggetti a contatto con gli alimenti) ed è possibile usare ogni supporto, a patto che vi sia una specifica indicazione sul suo possibile contatto con gli alimenti.
Bisogna poi notare che, tecnicamente, un ristorante non sempre dispone dell’autorizzazione alla vendita al dettaglio, e ciò potrebbe complicare le cose. Il ristoratore deve poi garantire che il piatto non abbia subito alcun tipo di modifica dopo il confezionamento e l’assemblaggio: di fatto, quindi, il prodotto va incartato e sigillato nel modo più adeguato, per poter garantire le perfette condizioni per un consumo ottimale. La scelta dell’imballo stesso, ovviamente, dev’essere accurata.
Altro punto molto delicato (e molto spesso dolente) è la scelta della piattaforma per l’acquisizione degli ordini e quella dei servizi di consegna: ci si può organizzare in proprio, oppure ci si può affidare a piattaforme già strutturate, valutando localmente la qualità del servizio. In ogni caso, questa scelta va ponderata con molta attenzione, se si vuol garantire che la qualità dei prodotti e dei servizi vengano apprezzati dai consumatori, senza sorprese.
Courtesy:
Lucca Cantarin, Pasticceria Marisa, San Giorgio delle Pertiche (Padova)
Denis Dianin, D&G Patisserie, Selvazzano Dentro (Padova)
Lavinia Franco e Marco Battaglia, Pasticceria Marlà, Milano
Gianluca Aresu, Pasticceria Piemontese, Cagliari
Mario di Costanzo, Pasticceria Di Costanzo, Napoli
Simone Giavi e Katiuscia Foresi, KoSì Dolce, Noale (Venezia)